Sono uno tipo interessante

Succede che uno si fa prendere dalle cose della vita – non scrive più sul blog, non telefona agli amici, appende al chiodo certe cose che ha sempre ritenuto importanti e, soprattutto non controlla periodicamente il suo profilo di Twitter.
E così, quando un giorno sfoglia distrattamente la lista dei follower trova cose così:

"Funghi Magici"

 

 

 

Mi sa tanto, che preso com’ero dal vortice delle cose della vita, a qualche bivio ho svoltato deciso e adesso certe occasioni non le colgo più.

Resta comunque la soddisfazione di sapere che i funghi mi trovano interessante.

Non si fanno più i tempi di una volta

I pomeriggi di domenica che ricordo sono davvero pochi. Forse è colpa della domenica, giorno anonimo per statuto, lento e annoiato per antomasia, o forse per la mia cronica incapacità di collocare gli eventi nel tempo ormai passato.
Tra i ricordi delle domeniche alcuni risalgono a quando io e mio fratello abitavamo ancora con mamma e papà; comprendono il pranzo domenicale a cui poche famiglie sfuggono e due cose che mai più hanno avuto un ruolo così prominente nella mia vita e in quello che ne è rimasto nella mia memoria: televisione e automobili.
La domenica pomeriggio era infatti spesso il momento della Formula 1. Mio fratello ci impazziva, andava letteralmente in fibrillazione ed era uno spettacolo che, inizialmente nostro malgrado, ci coinvolgeva tutti.
Alla fine ci appassionammo anche noi, forse per le imprese di Schumacher, forse per il tifo così viscerale e sincero che il mio fratellino sembrava avere senza limiti.
E’ per questo che ancora oggi, anche se so a malapena chi sono i piloti della Ferrari, do sempre un’occhiata ai risultati delle corse. E’ quel che resta di qualche ricordo di una decina di anni fa, un tempo in cui Schumacher aveva preso il posto di chissa chi, a questo punto non credo che lo scoprirò mai e poco me ne importa.

Oggi resta solo da leggere Chinaski e farsi due risate.

essilU

Tornare. Quando Ulisse non c’entra, quando hai fatto tutto il possibile per rallentare sulla via di casa.
Ti sei guardato indietro sempre una volta in più del necessario, ma adesso sei a casa.

Casa non è necessariamente sempre il posto migliore, quando quello che davvero conta non ha bisogno di valigie per essere sempre con te.
Sì, dovevi stare lontano per un po’ per capirlo, per tornare a vedere quello che era lì davanti ai tuoi occhi, ovvio banale.

Un’isola così grande che è una terra, giornate senza tempo a cui ti sei abituato in fretta, a cui è l’istinto che ti spinge, come per un bisogno primario.
Posti che sanno di vicino e lontano, presente e passato allo stesso tempo. Odori nuovi, tanti colori. Vento.
E l’unica costante, unica cosa fissa sempre lì, a portata di sguardo.
Da poterla toccare tutte le volte che vuoi.

Tornare. Storcere il naso di fronte ad un lento ma inesorabile ritorno a gesti e cose che non potevi dimenticare così in fretta.

Sentirsi comunque meglio e pronti. Andiamo.