Titoloni per bietoloni

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Il titolo qui sopra è oggi su uno dei quotidiani più letti in Italia.
Se solo io ci vedo ignoranza e quel tanto di razzismo che da sempre accompagna Balotelli, ditemelo che mi metto il cuore in pace una volta per tutte.

Che poi sto “Balo” rimarrà il re della giungla fino al primo gol sbagliato, poi tornerà ad essere solo un “negro” arrogante e neanche tanto capace di giocare al pallone.

Corto circuito

Maggio 2014.
Ricevere una mail da MySpace (Mi ero iscritto a MySpace?!?) fa lo stesso effetto di trovarti un messaggio in una bottiglia tra i piedi mentre passeggi sul bagnasciuga di Rimini il 14 di agosto. Del 2014.

Fatto sta che questo messaggio di MySpace, celatamente disperato come potrebbe essere una ragazza conosciuta da ubriaco ad una festa della birra che ti ritrova su Internet dopo anni e comincia a scriverti con un “Ehilà! … “, mi ha fatto l’effetto di una madeleine del signor Proust e ho scoperto che esiste ancora anche Napster.

Adesso vado a vedere www.jumpy.it .

Google non trova, sa.

Scuola materna, interno giorno.

Fedele allo stereotipo che gli uomini si intendono di bricolage, la maestra chiede ad un padre dove possa trovare [qui immaginate una delle cose più improbabili da pensare un martedì mattina prima delle 9 ], a quanto pare fondamentale per un lavoretto da fare in classe.
Il padre abbozza, difende la propria dignità maschile dicendo che un oggetto di quel tipo non si trova sicuramente nei comuni centri per il bricolage ma che andrebbe cercato altrove.
La maestra sorride gentile, ma delusa quando ecco il salvataggio di una mamma sbalordita: “Una cosa così neanche Google la sa” .
Beccati questa, saputello di un Google.

 

Una serata qualunque

Mi chiamo Enrico, ho 38 anni, abito a Milano.
L’Italia è il Paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti.
Ieri sera, dopo cena, mi sono messo davanti alla TV e ho cambiato canale finchè non c’erano più fiction.
Un signore barbuto che assomigliava a Gad Lerner parlava dalla sezione del PD a Firenze a cui è iscritto Matteo Renzi. Con i militanti seduti attorno al tavolo si faceva il funerale alla parola sinistra.
Mi sono guardato in giro, in effetti alla mia sinistra, sul mio divano rosso, non c’era proprio niente.
In TV, seduti attorno a tavolo, c’erano il militante anziano con i baffi (“Da Stalin a Renzi”), la ragazza giovane tutta ben vestita (“Io son bene cosa ha in testa Matteo”) e poi c’era quello di 40 anni che votava Berlusconi.
“Sono stato anche io folgorato da Berlusconi”, diceva senza troppa umiltà.

“Interessante questa trasmissione”, ho pensato io. E ho preso gli occhiali che stavano proprio lì, alla mia destra, sul mio divano rosso.

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