Pascolare parole, allevare pensieri

Sono arrivato poco prima che il concerto cominciasse.
Ero diretto verso il bar all’aperto quando Giovanni Lindo Ferretti e la banda mi hanno attraversato la strada evidentemente diretti verso il palco. Nonostante la sete, ho cercato una sedia e mi sono seduto giusto quando le luci si spegnevano e le quattro sagome prendevano posto sul palco. Nella mia testa la birra era solo rimandata, avrei ascoltato i primi 4-5 pezzi e poi avrei fatto la fila per togliermi la sete.

Ma i quattro ci hanno inchiodato. I primi pezzi tutti tirati, senza neanche le pause per prendere gli applausi. Al primo stop il pubblico ha fatto qualcosa di molto simile ad un’ovazione.
Rapiti, tutti zitti, non si sentiva davvero altro suono che quelli dal palco.

Giovanni Lindo ha scovato musicisti il cui talento si palesa canzone dopo canzone. Ezio Bonicelli al violino fa da chitarra ed orchestra, Lorenzo Esposito duetta con una versalità sorprendente e improvvisa basi ritmiche.
La scaletta sterza improvvisamente, si impenna, si placa, sdrammatizza. Il violino parte in assolo e la gente batte le mani, urla.
Giovanni Lindo Ferretti sembra più vecchio, a volte inforca gli occhiali. Quando si alza in piedi, mucchietto di pelle e ossa dentro una camicia bianca e scarpe grosse da contadino, la tensione sale sempre un po’.

Inevitabile il bis (“Alba la presero in duemila il 10 ottobre…”) e impossibile dimenticare presto questo mercoledì sera al Paolo Pini.

Un commento su “Pascolare parole, allevare pensieri”

  1. c’ero anche io. e con grande faccia tosta mi sono seduto al tavolo con loro a bere dopo il concerto.
    e la sera dopo, stesso concerto a Montesole (BO)

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