
Adel Smith è un personaggio sicuramente sopra le righe, probabilmente odioso per molti e davvero poco adatto ad ritrovarsi protagonista in una questione così delicata; infatti, proprio grazie ad un suo ricorso, il Tribunale de L’Aquila ha sancito che il crocifisso non deve essere appeso nelle aule degli istituti scolastici statali.
Polverone garantito, politici davanti a nugoli di microfoni, il Cardinal Tonini ha già esternato, ma forse era solo Teo Teocoli travestito, difficile dirlo.
Quel che rimane è la sentenza del tribunale, che crea un precedente, il dibattito che ne seguirà e le inevitabili strumentalizzazioni, specie dovute al fatto che Adel Smith è presidente dell’Unione Musulmani d’Italia, insomma non è il tipo che Bossi inviterebbe a Ponte di Legno per un weekend.
Lasciamo anche perdere i trascorsi televisivi e non di Smith…
Ormai sono anni che non frequento le aule scolastiche, ma ricordo che certe mattine distoglievo lo sguardo dalla prof di turno e lo alzavo fino a quel Gesù di plastica, chiedendomi cosa ci facesse appeso al muro di una scuola in uno stato che si professa laico e tollerante verso tutte le religioni.
E quando nella classe di mia madre (maestra elementare) son cominciati ad arrivare bambini albanesi, coreani, sudamericani, africani, macedoni mi sono chiesto quanto ci sarebbe voluto prima che succedesse tutto questo.
Lo so che adesso l’Europa cerca di riscoprire la sua matrice cristiana, e so anche che alla fine un crocifisso di plastica e legnaccio non è un grosso attentato alla libertà di religione, ma è un simbolo, e se i simboli hanno ancora un valore è un atto di civiltà e coerenza toglierlo dalle aule.
Certo, il cattolicesimo è un elemento fondamentale della nostra cultura, ma raramente ho visto busti di Dante, poster di Leonardo a fianco del Cristo in croce. Non c’è neppure la foto del Presidente della Repubblica e anche la bandiera viene esposta solo per le feste nazionali.
E la famigerata ora di religione? Su un blog della cosiddetta “elite” se ne parlerebbe per giorni, i post fioccherebbero. Lasciamo perdere…
Se la religione, anche solo per un fatto culturale, ha ancora importanza, allora una crocetta di legno o meno appesa sulla testa di un povero docente vuol dire qualcosa e vale la pena di discuterne e confrontarsi, perchè il nostro paese non è più quello di qualche anno fa e con la pelle di colore diverso non ci sono solo le Miss Italia e gli atleti.
P.S.
Gulp! Dimenticavo della campagna del Ministro Moratti per riportare il crocefisso nelle scuole.
Ma allora, il crocefisso nelle aule c’è o non c’è?