E’ ora che ammetta che io non sono bravo con i ricordi.
Se mi guardo indietro non riesco a ricordare tante di quelle cose che sono importanti nella vita di ognuno. Vedo volti sfocati, paesaggi incompleti.
Sono colpevole di non ricordare come era vestita la lei del mio primo bacio, di aver mandato al macero il mio primo giorno di scuola, non saper dire se ho fatto l’amore per la prima volta d’estate o d’inverno.
Mi sono perso gli anni dell’università, le superiori, le partite con gli amici, i concerti memorabili. Non ricordo come mi abbiano scaricato la penultima volta e nemmeno l’ultima. Non ricordo gli anniversari passati, i colori preferiti. A certe domande rispondo con dettagli inutili, ricordi insulsi che irritano chi li chiede e soprattutto me stesso.
Ho una specie di libriccino interiore in cui mi sono segnato gli stati d’animo, le emozioni, i dolori, le gioie che mi sono quasi sempre capitate inaspettate.
C’è tutto scritto senza data e senza autore, così ne salta fuori un’unica storia sgangherata.
Certi personaggi principali spariscono come sono arrivati, fanno la loro parte e poi altri subentrano. “Ritmo incalzante” – si direbbe per un’opera.
Il protagonista ringrazia sentitamente tutti gli altri attori che gli hanno permesso di arrivare fin qui. E’ molto dispiaciuto per chi non potrà partecipare al gran finale, ma l’ovazione finale del pubblico sarà per tutti.
E adesso buio in sala, comincia il secondo tempo, entra il primo soprano.